Animali zombie, la strana malattia che sta preoccupando i biologi | Allerta anche per gli umani, potrebbe essere letale

Non è un racconto di un videogioco, ma una malattia che sta dilaniando su alcune specie animali: iniziano ad arrivare i primi allarmi sulla questione

Se ne parla da giorni e biologi e infettivologi stanno già studiando il fenomeno. Una particolare malattia sembrerebbe attaccare sempre più animali tanto da renderli appunto degli ‘zombie’, intaccando le funzionalità del cervello. Viene definita anche ‘malattia da deperimento cronico nel cervo‘, oppure ‘malattia del cervo zombie’, ma non è relativa solo al cervo, in quanto nel tempo si è estesa a diversi animali.

La complessa sintomatologia della malattia inizia a preoccupare soprattutto gli Stati Uniti, luogo da dove è partito l’allarme, ma non è la sola zona in cui sono stati rilevati casi. Si tratta di centinaia e centinaia di casistiche, motivo per cui la malattia inizia a far notizia. Si tratta di una patologia neurodegenerativa provocata da un prione. Questa proteina trasmette l’anomalia anche alle altre sane e in questo modo il corpo si ammala sempre di più.

Questi prioni sono gli stessi responsabili di malattie simili che hanno attaccato sia umani con la malattia di Creutzfeldt-Jakob, che i bovini con il famigerato morbo della ‘mucca pazza’. Si tratta di malattie mortali nel 100% dei casi in quanto non esistono ancora terapie efficaci, il problema quindi diventa preoccupante, nonostante al momento non siano mai stati rivelati casi in cui la malattia del cervo zombie sia passata a un essere umano.

Malattia dei cervi zombie si espande a macchia d’olio, il caso è da tenere a bada per evitare un rischio di contagio come successe con il Covid-19

Secondo gli esperti il rischio c’è, motivo per cui va valutato bene l’allarme per far sì che l’uomo stia alla larga dalla contaminazione. La malattia del cervo zombie è presente anche in Europa, con casi segnalati in Norvegia, Svezia e Finlandia. Gli animali malati soffrono di scialorrea (ipersalivazione), non mangiano più e dimagriscono. La preoccupazione del possibile contagio dell’uomo sta nel fatto che i cervi sono cacciati e che i cacciatori vengono a contatto non solo con l’animale ma anche con gli ambienti che sono stati possibilmente contaminati da essi.

I colleghi statunitensi dicono che dovrebbero essere introdotte “pratiche di caccia responsabili” per prevenire il rischio e soprattutto per evitare che si possa espandere il caso come successo con il Covid-19.  Nel frattempo continuano gli studi sul caso per capirne di più anche su come avviene il contagio e quanto sia infettiva la saliva che finisce sulle piante.