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Eliza Effect, la nuova sindrome che sta colpendo tutti | Si arriva a credere all’impossibile per paura della tecnologia

Eliza effect – depositphotos- www.newsvideogame.it

Una sindrome che colpisce sempre più utenti si sta espandendo sul web. Si chiama Eliza Effect e colpisce coloro che hanno interazioni con la tecnologia e al tempo stesso la temono.

La digitalizzazione si espande di anno in anno e la tecnologia fa enormi passi da gigante. L’accelerazione dell’uscita di novità tecnologiche sempre più all’avanguardia è sotto gli occhi di tutti. Sembra essere il periodo dell’AI. L’intelligenza artificiale è infatti protagonista della maggior parte delle argomentazioni dell’opinione pubblica e da quando ChatGPT ne ha democratizzato l’utilizzo, la questione è diventata di dominio pubblico.

Le intelligenze artificiali sono riuscite a creare intere conversazioni con gli umani, a rispondere ai loro dubbi, a risolvere problemi matematici, ma anche a generare immagini da zero, da pochi input di linguaggio, e ad applicare le informazioni imparate a tutti i contesti. Sembra qualcosa da poco e invece si tratta di una vera e propria rivoluzione, già anticipata da Turing, ma solo adesso attuata del tutto.

Una macchina che parla così bene, che ha molta più conoscenza di quanto possa avere un umano anziano, che sa rispondere a tutti i quesiti storici, fa più che paura: che cosa potrebbe creare? Cosa potrebbe raccontare? E se iniziasse ad avere una coscienza? Queste solo alcune delle domande che iniziano a frullare nella testa delle persone durante il quotidiano.

L’Eliza Effect si espande: la sindrome parte dalla paura dei risvolti negativi di un’intelligenza artificiale

ChatGPT vogliono utilizzarlo tutti, ma in pochi si fidano di ciò che può fare la macchina, la gran parte delle persone è terrorizzata dai risvolti che un’intelligenza del genere potrebbe avere sul genere umano. Questa patologia viene definita dagli esperti di tecnologia Eliza Effect ed è molto più comune di quanto si pensi.

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Si tratta di una forma di dissociazione cognitiva in cui gli utenti di un chatbot arrivano a credere che l’IA sia intelligente e senziente. Il termine è stato coniato da Joseph Weizenbaum, che ha creato il chatbot Eliza nell’ormai lontano 1966.

I suoi sintomi principali sono proprio il credere che il chatbot sia un vero amico o confidente, che sia in grado di rispondere alle proprie emozioni e che sia in grado di prendere le decisioni migliori per sé e per i suoi interlocutori. Ultimamente gli adulti hanno mostrato una vulnerabilità elevata a questa tipologia di sindrome proprio dall’arrivo di ChatGPT. È per questo bene ribadire che per quanto le AI vengano definite appunto ‘intelligenze’, rimangono (almeno per il momento) ancora ‘artificiali’ e quindi incapaci di provare sentimenti, di avere una coscienza e di provare empatia.